Tra i rimatori trecenteschi quello di Fazio degli Uberti (Pisa, 1301? Verona, post 1367) è nome senza dubbio di primo piano, come già ebbe modo di rilevare Benedetto Croce, che sottrasse il poeta pisano alla folta schiera dei "minori" a lui coevi. La sua produzione poetica (una trentina di pezzi di sicura attribuzione, caratterizzati da un'ampia escursione metrica: dalla canzone al sonetto, dal capitolo ternario alla frottola) ruota intorno a due nuclei tematici principali: quello amoroso, che riattualizza in modo originale spunti e stilemi stilnovistici entro un quadro di marca tardogotica, e quello politico, più convenzionale, che testimonia la sincera partecipazione del poeta alla causa ghibellina. Non mancano, inoltre, componimenti di argomento religioso, tra i quali spicca la notevole corona di sonetti dedicati ai vizi capitali. Questa nuova edizione propone, per la prima volta, un testo delle rime di Fazio criticamente fondato, accompagnato da un puntuale commento. Aprono il volume un'introduzione, dedicata agli aspetti stilistici e metrici salienti delle liriche dell'Uberti, e una dettagliata nota al testo, che cerca di far luce sull'intricata e vasta tradizione manoscritta (oltre 160 testimoni). In una apposita sezione trovano infine posto sei canzoni, conservate adespote dal solo cod. 222 della Beinecke Rare Book and Manuscript Library di Yale, attribuibili con buone ragioni al poeta pisano.
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