Al centro delle scritture letterarie, sorte fuori dall’Italia, che hanno elaborato l’esperienza delle emigrazioni italiane nella Germania Federale del secondo dopoguerra vi è la questione della rappresentazione dell’altro (Gastarbeiter, straniero, estraneo, diverso). Nei testi tutto ciò si traduce nel tentativo di abrogare e demistificare una serie di immagini codificate già disponibili e funzionali a incorporare l’alterità, e nella ricerca di modalità alternative della narrazione dell’altro. Questo produce uno spostamento delle linee di demarcazione fra l’identità e l’alterità, fra il maggiore e il minore, fra lingue e culture diverse ed è funzionale a una negoziazione di nuovi spazi culturali. Fra i risultati più sorprendenti di simili esperimenti letterari (in tedesco, in italiano o bilingui) vi è che, con le immagini e le rappresentazioni, divengono estranei e si alterano anche le lingue, i testi e le scritture. Tutto ciò ha delle conseguenze fondamentali per quanto concerne la riformulazione di identità e comunità, intese come frutto di contatti, passaggi, scambi e traduzioni, e per una diversa concezione di cultura, di lingua e di letteratura, ripensate come esposte all’altro e dunque non normative, non originali, non collegate in modo esclusivo a un territorio, a una provenienza, a una classe, a una località o a una minoranza, ma allargate e allargabili, già eterogenee e interrelate ad altri, ampie e condivise, aperte e processuali. Die Frage nach der Repräsentation des Anderen rückt ins Zentrum eines Korpus außerhalb Italiens veröffentlichter literarischer Schriften, die sich mit der Erfahrung der italienischen Auswanderungen in die Bundesrepublik Deutschland nach dem Zweiten Weltkrieg auseinandersetzen. In den auf Deutsch oder Italienisch verfassten oder zweisprachig angelegten Texten ist nicht nur die Demontage geläufiger Darstellungen des Anderen zu beobachten, der Leser wohnt auch der Suche nach alternativen Narrationsarten der Alterität bei, die sich in
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